Nell’ultimo decennio si è parlato sempre più spesso di Intelligenza emotiva, di cervello emozionale, di emozioni nel lavoro e nella formazione e simili. Ma quali sono le reali influenze degli aspetti emotivi nella vita di tutti i giorni e come possiamo trarre vantaggi dalla conoscenza di questi principi?
In verità, pochi conoscono a fondo i meccanismi cerebrali e mentali che presiedono alle emozioni e non può essere certo obiettivo di queste poche righe il chiarirlo. Esistono libri su libri che spiegano tali meccanismi e qui ci limiteremo a citare alcuni punti. Per un approccio semplificato, potremmo affermare che è come se avessimo una contrapposizione fra un cervello razionale ed uno emozionale. Si tratta in effetti di una contrapposizione non solo letteraria, ma anche fisica, perché la parte razionale risiede nella corteccia cerebrale, ovvero in quella parte di cervello situata a ridosso del cranio, mentre la parte emozionale è generata da una serie di strutture cerebrali (amigdala, talamo, ippocampo, ecc. ) che fanno parte del cosiddetto cervello limbico.
Ma è proprio questa contrapposizione fra razionalità ed emozioni a contraddistinguere la nostra vita quotidiana. Andando per estremi, troviamo individui iper-razionali, delle specie di robot, così come individui emotivi, ansiosi, sempre con la lacrima pronta.
Nel campo aziendale si è sempre cercato di allontanare le emozioni come se fossero un problema di salute che affliggeva qualche manager o individuo più debole, ma negli ultimi anni, a seguito degli studi e dei libri di Goleman, Boyatzis & Co., le emozioni sono state rivalutate. Se è vero che c’è una differenza abissale fra un lavoratore che fa giusto quanto basta per non essere licenziato ed uno che dà il massimo di se stesso, nelle aziende oggi si dà grande importanza ad un manager che motiva i propri collaboratori e li fa lavorare al meglio. Una delle chiavi di questa motivazione è l’ammirazione dei collaboratori verso il proprio capo; e chi ammirerebbe un capo esageratamente emotivo o uno autoritario come un robot?
Anche nella vita privata, per i buoni rapporti di coppia o per aver un buon dialogo con i figli, è necessario imparare a dosare nella giusta misura razionalità ed emozioni, per evitare rotture controproducenti.
Perciò, una riflessione che tutti possiamo fare senza lunghi studi sul cervello o sul comportamento, riguarda proprio questa contrapposizione fra emozioni e razionalità; e ricordiamo che quando si parla di controllo delle emozioni, non s’intende semplicemente evitare di emozionarsi troppo o di lasciarsi andare, ma anche riuscire ad emozionarci un po’ di più, qualora tendessimo ad essere troppo razionali. Un suggerimento utile per il primo caso, quando cioè ci accorgiamo di essere vittime delle emozioni, è quello di cercare di spostarsi sul razionale anche con dei semplici stratagemmi, concentrandosi per esempio su dei piccoli particolari, sui dettagli o sui colori di un quadro, o perfino recitando delle tabelline numeriche.
Per diventare invece meno razionali, e spesso più piacevoli, occorre un lavoro preparatorio, che dà risultati meno immediati: bisogna imparare a rilassarsi, a concentrarsi sulle proprie sensazioni fisiche e mentali, ad abituarsi a provare piacere per le proprie percezioni. Tutto può essere utile per un proprio training personale di addestramento alle emozioni: la percezione del vento, del sole sulla pelle, oltre ovviamente alle sensazioni emozionali in senso stretto, che volenti o nolenti riempiono le nostre giornate.